Dare il giusto valore ad un capo unico è difficile, perché entrano in gioco tanti aspetti. In questo articolo scopriremo cosa c’è dietro ad un capo di abbigliamento vintage.

Innanzitutto, per vintage si intende un capo che può avere dai 20 ai 70 anni di vita. Questo implica che sia già stato precedentemente usato e vissuto. Per questo a differenza di un capo nuovo, ha bisogno di molte cure e accorgimenti prima di poter essere nuovamente indossato.

Cosa rende unico un capo vintage

É necessario fare un importante distinzione tra: chi compra, fotografa e rivende, e chi compra, ritocca ogni imperfezione, lava, stira, igienizza, crea outfit dedicati, fotografa… e poi rivende.

I capi vintage che trovate in vendita nel mio negozio hanno tutti alle spalle un vero e proprio percorso di restauro, a cui ho dedicato molto tempo e tanta pazienza, per offrirvi una selezione di prodotti ricercati e di grande qualità.

Va tenuto anche presente che i capi vintage non si possono ordinare in serie e non hanno quantità garantite. Un negoziante sceglie e ordina il quantitativo di merce desiderata all’azienda produttrice, questo con il vintage non è possibile. Quindi, tutto dipende sempre e solo dal mio impegno nel cercarlo, e, dalla fortuna nel trovarlo.

Fattori che influenzano il valore

Ecco cosa devo considerare per stabilite il prezzo di ogni singolo capo:

• Dove ho acquistato il capo: se ho fatto tanti chilometri per reperirlo, come solitamente accade e quindi i costi di benzina e autostrada.
• Se il capo ha bisogno di riparazioni: come cambiare la cerniera, riprendere le scuciture, cambiare i bottoni, oppure di importanti modifiche strutturali per rimediare a difetti (buchi o macchie non rimovibili con il lavaggio).
• Costo del lavaggio professionale e passaggio supplementare con bacchetta a raggi UV, per abbattere le cariche batteriche.
• Condizioni del capo al netto dei passaggi sopra indicati: in sostanza, se ritorna ad essere in ottime condizioni, o in caso di irrimediabilità, restino segni di usura o piccole macchie.
• Dalla tipologia: se il capo è firmato, o sartoriale, e quindi fatto a mano, oppure prodotto in serie.
• Dalla fibra: se è più o meno pregiata.
• Dallo stile: dalla particolarità e soprattutto dall’unicità del capo stesso.
• Dal mio lavoro: devo quantificare il tempo che impiego a reperire e selezionare i capi, quello che impiego a portarli e andarli a prendere dalla sarta, dalla magliaia, in lavanderia o in merceria. E poi il tempo per studiare gli outfit, fare gli shooting, selezionare le foto, editarle e postarle con descrizione dettagliata annessa.
• Costi di packaging e corredo personalizzato: ho voluto che anche il packaging fosse coerente al prodotto. Per questo ho scelto di utilizzare materiali riciclati, e particolari carte piantabili. Quindi il prezzo di una semplice busta da spedizione, di un cartellino, o di un biglietto di ringraziamento, realizzato con questi materiali, sono inevitabilmente molto più alti.
• Costi vivi: commercialista, tasse, affitto dello studio e magazzino, commissioni PayPal, e quelle delle app come depop o Vestiaire Collective.

Questo progetto è nato dalla mia passione per la moda, per il vintage, e dal desiderio profondo di “associare sostanza all’apparenza”. Di ancorare alla moda valori e significati, non solo ridando valore ai capi, restaurandoli, ma valorizzando e sostenendo al contempo le piccole imprese. E soprattutto, le donne.

Donne e piccole imprese

Dietro a questo progetto ci sono le preziose competenze di un team che ho personalmente scelto: la sarta Anna, la lavanderia di Sabina e la magliaia Olga.

I miei capi di abbigliamento sono anche loro.

Scegliendo di acquistarli, non solo fai una scelta sostenibile, ma scegli di sostenere chi opera con etica e rispetto, e si impegna a diffondere la consapevolezza che ogni nostro gesto, ogni nostra piccola scelta quotidiana può avere un impatto enorme sull’ambiente.

Fai la differenza: indossa un’epoca!